Un po’ come Elmer, il famoso elefantino variopinto nato a Londra nel 1989 dall’immaginazione di David McKee e giunto in Italia l’anno seguente, c’è un albero di Natale che quest’anno appare per la sua varietà: decorazioni natalizie tutte diverse, provenienti da differenti nazioni dell’Unione Europea e realizzate da bambini di scuole dell’infanzia e primarie.
E’ quello che succede a Scanzo: la scuola partecipa ad un progetto europeo di scambio organizzato da più di una decina d’anni. Abbiamo coinvolto i 33 bambini grandi che quest’anno – come i mezzani – svolgono attività per fasce d’età omogenee quattro pomeriggi alla settimana. Nel laboratorio curato dalle maestre Francesca e Silvia i bambini hanno costruito due decorazioni per ognuna delle 27 scuole selezionate e raggruppate dal centro capofila Europe Direct di Wrexham, in Galles, passando per quello di Milano in Regione Lombardia. Questi enti sono una sorta di antenne locali della Commissione europea che informano il territorio delle opportunità offerte dall’Unione in termini di iniziative e finanziamenti.
Noi abbiamo scelto di parlare del nostro territorio attraverso l’uva e il vino che viene prodotto: abbiamo quindi utilizzato tappi di sughero e abbiamo aggiunto informazioni in inglese sul nostro paese.
I bambini hanno imbustato tutto il materiale e venerdì 15 novembre si sono recati nell’ufficio postale di Scanzo per spedire il tutto, con l’attenta disponibilità degli impiegati e la pazienza degli utenti sopraggiunti.
Al momento in cui scrivo è pervenuta solo la prima decorazione, quella di una scuola primaria di Cordoba. Col passare dei giorni l’albero si vestirà con i colori, i materiali, la creatività e l’impegno di tanti bambini che parlano lingue diverse. Attendiamo decorazioni da paesi e regioni come la Svezia, le Canarie, la Scozia, la Lituania, il Portogallo e la Grecia, solo per citarne alcuni. Ma anche da Padova e da Pordenone. E attraverso lo scambio – lo stesso che ricerchiamo intensamente ogni giorno a scuola – proviamo a costruire ponti tra culture, lontane o vicine che siano. Non sono le distanze chilometriche quelle che contano, ma la condivisione delle memorie. In Europa, come altrove.
A cura del coordinatore pedagogico-didattico Andrea Maffeis
Pentacordo n. 30