“Potevo prevederlo!”

Lo so, lo sappiamo: i nostri bambini già da piccoli sono capaci di grandi cose: sentire pensare, agire, dire.

Miriam è una bambina di 5 anni: giocando fa inciampare, senza alcuna intenzione, un compagno in classe. Un piccolo incidente come tanti. Il compagno si fa un poco male e piange. Miriam lo consola scusandosi. Tutto si risolve nel giro di poco. Il compagno se ne va. Dopo qualche istante Miriam, ancora un pò costernata, si rivolge alla compagna di gioco e dice: “Potevo prevederlo!” alludendo alle costruzioni che ritiene di aver mal posizionato e che avevano causato la caduta del compagno.

“Potevo prevederlo” è una rielaborazione del proprio agire, un’ammissione delle proprie responsabilità.

Miriam bambina particolarmente mite e riflessiva, esprime il suo dispiacere per poi, comunque, riprendere in serenità la sua giornata.

“Potevo prevederlo” lo dice alla compagna, neppure alla maestra che in questo caso aveva assunto un ruolo marginale. A volte l’educatore deve saper dosare il proprio intervento: tendiamo a intervenire troppo occupando uno spazio di manovra che è bene lasciare ai bambini.

Veronica è una bambina di quattro anni. Rispetta le regole e sa il fatto suo: soprattutto nel gruppetto delle sue coetanee, animato da intense relazioni. E’ un’altra di quelle bambine che sanno già parlare molto bene: ricchezza e proprietà dei vocaboli, struttura delle frasi, articolazione del pensiero. Le bambine stanno facendo un gioco in giardino che le entusiasma e le coinvolge molto e che prevede un’alternanza dei ruoli. Ad un certo punto Veronica si rivolge in modo risoluto e franco ad una compagna dicendo: “Adesso è il mio turno”. E’ un altro degli apprendimenti sui quali ci si allena molto in quel “vivaio di relazioni” che è la scuola dell’infanzia. La maestra si ritrova molte volte – pensiamo alle conversazioni in gruppo o ai giochi guidati – a educare i bambini all’attesa, valorizzando il contributo di ognuno.

la mani dei bimbi Scanzorosciate
la mani dei bimbi Scanzorosciate

Oggi è un giorno speciale per Martino: entra a far parte di un nuovo gruppo-classe dove ritroverà quattro compagni dello scorso anno e incontrerà nuovi bambini. Tutti erano stati avvisati. Al suo ingresso in aula da un capannello di bambini spunta fuori uno dei suoi “vecchi” amici che gli va incontro sorridendo, prendendogli la mano e guidandolo verso un angolo di gioco. Il suo amico lo guarda sempre negli occhi: è la gioia di ritrovarsi. 

Quest’oggi un gruppo di bambini piccoli ha fatto un’uscita nell’orto. Le maestre hanno chiesto ad un genitore di accompagnarli: il potenziamento della sorveglianza nello spostamento è occasione di partecipazione alla vita scolastica alimentando in modo inedito quell’alleanza scuola-famiglia così importante. Al rientro a scuola congediamo il genitore appena fuori il cancello. Il genitore – un papà – saluta i bambini e si abbassa per dare un breve abbraccio a sua figlia. E’ un abbraccio “contagioso” – lo so, è un aggettivo irriverente in questo periodo – perché i bambini più vicini si uniscono a quell’abbraccio “condividendo” l’affetto per e di un papà.

“Ciao amico!!!” E’ così che esclama Ludovico, uno dei bambini più piccoli della scuola, quando si accorge che sono entrato nella stanza dove c’è tutto il gruppo-classe. Mi corre incontro e si getta addosso per tuffarsi tra le mie braccia: ero già inginocchiato perché mettersi in ascolto dei bambini vuol dire anche questo, modulare la postura in base alle circostanze. La cosa che mi colpisce è il suo entusiasmo quasi impetuoso. Il giorno precedente l’avevo rimproverato con severità per aver fatto male a due compagne. Se i bambini si sentono “contenuti” – comunque in modo rispettoso della loro dignità – possono crescere sereni e affidarsi agli adulti, genitori e insegnanti.

Vi ho raccontato brevi spaccati di vita quotidiana; le maestre sarebbero in grado di riportarvi molti altri piccoli momenti preziosi. Ringrazio tutte le persone che danno un contributo, a vario titolo, per fare della scuola un luogo buono.

A cura del coordinatore pedagogico Andrea Maffeis

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