“Che bello che sei tornata!”

E’ venerdì 25 settembre. E’ il quindicesimo giorno di scuola dl un anno scolastico particolare, quello della “ripartenza” dopo l’interruzione dovuta alla pandemia. La scuola ha dovuto modificare molti aspetti importanti della propria organizzazione, rimescolando le carte della propria offerta formativa. Ci sono cambiamenti profondi nel modo di fare scuola. Dai bambini arrivano tante forti risposte positive, scardinando le preoccupazioni degli adulti: arrivano sin dal primo giorno, ripagando le fatiche per l’intenso e frenetico lavoro fatto nelle settimane precedenti e rilanciando la speranza.

Marco è uno dei tanti bambini che, per effetto della complicata riorganizzazione, ha cambiato la maestra di sezione. I bambini stanno giocando nella loro porzione di giardino, gruppo per gruppo, senza oltrepassare il confine come è stato loro indicato. La nuova maestra di Marco si stacca per la pausa prevista di un quarto d’ora.

Al suo rientro Marco, pur immerso in un gioco che lo diverte e lo entusiasma, la scorge e le dice: “Ciao, maestra Elena!” e dopo un attimo, senza abbandonare il suo gioco di movimento, aggiunge: “Che bello che sei tornata!”.

Che bello che sei tornata, maestra. Sono felice qui. Sto facendo un gioco bellissimo con i miei compagni e i miei nuovi amici. Non sai cosa ti sei persa in questi quindici minuti. Per te sono pochi e forse uguali ad altri quindici minuti. Per me, per noi, no: è come se fosse passato un giorno, l’intera storia di un film o di uno spettacolo a teatro. E noi teniamo insieme il gioco e la realtà, è impressa sulla nostra mente la cornice che distingue l’uno dall’altra. Che bello che sei tornata, maestra. E’ bello stare vicino a te, così come è bello sapere che ci sei anche quando sei apparentemente più lontana. E’ bello quando raccogli tutti i nostri “lo sai che…”, ascolti quello che proviamo, ci prepari ad una novità così come quando ci fai una sorpresa.

Che bello che sei tornata, scuola. Ti abbracceremo sempre. Che bello che siete tornati, bambini. Che bello che siete tornate, famiglie e comunità.

Intanto, a pochi metri di distanza, su un altro confine, quello costituito dalla striscia di terra che fino a due anni fa era la dimora di un tenace lauro e che separa la scuola dal giardino dei vicini posto sei metri più sotto, qualcuno si è permesso di oltrepassare la linea. E’ un seme di pomodoro che, senza dichiarare la sua provenienza, durante il confinamento è riuscito ad attecchire e a generare una nuova piantina, ora con tanti pomodorini già pronti per la raccolta. Se ne sta lì, imperterrita, a godersi il sole, a succhiare quanto le serve dalla terra e ad ascoltare i giochi dei bambini, lasciandosi da loro avvicinare e accarezzare. Anche questa è una di quelle risposte che fanno bene.


A cura del coordinatore pedagogico Andrea Maffeis

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